Febbraio 2012
Lo studio del reperto attualmente in corso in museo da parte del dott. Michelangelo Bisconti, (ricercatore presso il Museo del Mediterraneo di Livorno e collaboratore del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa nonché uno dei maggiori esperti a livello europeo per quanto riguarda i cetacei fossili), aveva subito una momentanea battuta d’arresto dovuta al fatto che per una corretta determinazione della specie era indispensabile poter visionare e misurare le bulle timpaniche dell’esemplare, non perfettamente osservabili.
Per poter definire la specie del reperto evitando di dover intervenire con ulteriori interventi di pulizia che avrebbero potuto danneggiarlo è stato quindi necessario realizzare una Tac: l’esame è stato effettuato dal dott. Egidio Carella, direttore del Dipartimento funzioni radiologiche dell’Ausl di Piacenza UO Radiologia Valdarda, presso l’ospedale di Fiorenzuola.
La possibilità di visionare le splendide immagini digitali fornite dal dott. Carella e dalla sua equipe permetterà ora di procedere nello studio senza aver arrecato danni al prezioso reperto.
La realizzazione della Tac è stata seguita dal curatore del museo Giancarlo Artoni che si è impegnato in prima persona per raggiungere questo importante risultato.
Primavera 2011 – ecco come si presenta lo scheletro del delfino ripulito e consolidato, ancora adagiato sulla propria matrice argillosa. Il cranio verrà ora completamente disinglobato per permettere un approfondito studio morfometrico dell’esemplare che si presenta in ottimo stato di conservazione.
Primavera 2010: al delfino "spuntano i denti" - Per permettere lo studio successivo alla fase di restauro si sta provvedendo al disinglobamento completo dal sedimento, pulizia e consolidamento dei resti scheletrici fossili del delfino: ossia del cranio, parte della colonna vertebrale in connessione anatomica e costato.
Data la delicatezza del restauro e in funzione di un risultato finale che permetta di poter realizzare anche il calco della paleosuperficie per buona parte degli interventi descritti ci si avvale delle specifiche competenze del dott. Paolo Reggiani, responsabile del laboratorio di restauro del Museo civico di storia naturale di Venezia che ha già svolto interventi analoghi per conto dell'Istituto Beni Culturali della Regione Emilia Romagna.
L'intervento di restauro vero e proprio consiste prima di tutto nell'asportazione del sedimento utilizzando specilli e piccole spazzole. Per una accurata pulizia della superficie viene nei casi più delicati utilizzata una soluzione acquosa di sali quaternari d’ammonio. Le parti ossee, una volta asciutte, vengono consolidate con soluzioni di Paraloid B 72 sciolto in acetone. L’imbibizione con questa resina ad una concentrazione variabile fra il 5% e il 15%, sarà ripetuta più volte per assicurarne una ottimale penetrazione nel tessuto osseo e quindi stabilizzarne i tessuti mineralizzati. I frammenti ossei staccati verranno poi assemblati utilizzando Mowital B 60HH sciolto in acetone. Sia il consolidante che la colla risultano reversibili in acetone.
La pulizia del reperto sta mettendo in evidenza come le operazioni di recupero sul calaco, nonostante le difficoltà dovute alla localizzaizone del delfino e al complesso trasferimento aereo con l'elicottero dei Vigili de Fuoco, siano state eseguite in modo soddisfacente senza causare particolari danni al reperto. Proprio in questi giorni il delfino (che è un odontoceto) sta "mettendo i denti": l'accurata pulizia del cranio sta mettendo in risalto la presenza di una lunga fila di denti ancora ben conservati la cui immagine verrà messa in rete una volta completata la ripulitura.
Novembre 2009 - Dopo il consolidamento della parte inferiore del livello argilloso-siltoso inglobante il cranio e parte della colonna vertebrale del delfino e il riposizionamento del fondo della cassa che lo contiene, il blocco è stato ricollocato nella sua posizione originaria e il poliuretano che era servito come imballo è stato rimosso. A seguito dei sopralluoghi di un funzionario della Soprintendenza Archeologica regionale e di uno specialista del Museo di storia naturale di Venezia si è iniziato il delicato lavoro di consolidamento propedeutico al successivo restauro conservativo. Il materiale argilloso-siltoso asportato è stato conservato per essere poi analizzato da specialisti, alcuni blocchi già isolati serviranno come campioni per analisi palinologiche.
27 ottobre – la cassa contenente il cranio e parte della cassa toracica viene trasferita nel laboratorio di restauro del Museo geologico con un automezzo della ditta Remondini, la cassa a questo punto viene rovesciata per permettere di ridurre lo zoccolo argilloso e di pulire la parte superiore del cranio dato che il reperto sul calanco si trovava con la parte palatale affiorante