Il Mediterraneo fu, per molto tempo dopo la sua formazione, un grande golfo dell'Atlantico caratterizzato dalla presenza di estese scogliere coralline, fino a che 5.6 milioni di anni fa (tardo Messiniano) i collegamenti con l'oceano si ridussero drasticamente a seguito della collisione tra Spagna e Africa e di un evento regressivo registrato su scala mondiale riconducibile alla formazione della calotta artica.
Questo fatto associato ad un'intensa evaporazione (tutt'oggi presente) determinarono un grave deficit idrologico, che non poteva essere controbilanciato dal semplice apporto delle acque continentali da parte dei fiumi, a cui fece seguito un rapido abbassamento del livello marino e, quindi, del livello di base dell'erosione; quest'ultimo effetto innescò un'intensa erosione regressiva che produsse, tra l'altro, la formazione di profondi "paleocanyons" attualmente sede dei principali laghi alpini.
All'abbassamento del livello del mare corrispose inoltre l'emersione di vaste aree continentali tra le quali rimasero piccoli bacini a circolazione ristretta entro cui si depositarono, in momenti successivi, i gessi, le anidriti e i sali potassici che attualmente costituiscono la "Vena del Gesso" emiliano-romagnola e che sono alla base della presenza di fenomeni sorgivi di acque solfuree (Terme di Bacedasco).
A questa "crisi di salinità" è imputabile la pressochè totale scomparsa dei biota marini preesistenti che vennero sostituiti da organismi ipoalini affini a quelli della Paratetide (a testimonianza di un temporaneo scambio d'acqua tra i due bacini).